
IL PIANO DI LAVORO: MARMO e PIETRE NATURALI
Il piano di lavoro (o top) della cucina é ovviamente uno degli elementi fondamentali, sia per impatto estetico che per funzionalità.
La superficie di lavoro sulla quale cuciniamo deve rispondere a un requisito principale: la resistenza. A cosa? Ai graffi e alle macchie. Deve essere facile da pulire e non assorbire olio, vino o caffè, non deve rovinarsi con gli acidi (limone, aceto…) e nemmeno rigarsi con coltelli o altri utensili. Parlando di pietre o pietre sinterizzate per piani cucina, va sottolineato come il concetto di resistenza venga più che altro tradotto come non-porosità, più che come durezza: risulta difficile rompere un top cucina battendo una bistecca o facendo cadere una pentola da pochi centimetri di altezza.
Ci sono materiali, però, con un indice di assorbimento maggiore rispetto ad altri. Questo significa che un marmo potrebbe macchiarsi più di una quarzite ed essere, da questo punto di vista, sicuramente più delicato di un Dekton, ma con un minimo di attenzione durante l’utilizzo (per esempio: asciugare macchie di olio o vino appena versato invece di lasciare il piano sporco, e ovvietà del genere), non ci sono problemi.
Si apre dunque un mondo di possibilità che andremo a vedere a partire da questo post.
Dividerei i piani cucina in 4 categorie principali:
1) marmo, granito, quarzite (pietre naturali)
2) quarzo (sintetico), tipo Okite per intenderci
3) grès ceramico (lo stesso dei pavimenti, ma in lastre molto sottili e di grandi dimensioni)
4) laminato (normale o HPL)
Esistono anche altri materiali (acciaio inox e Corian per esempio), ma ormai sono meno richiesti dal mercato odierno, dove, rispetto a una quindicina di anni fa, prevale un gusto più materico e caldo.
Partiamo quindi dalle pietre naturali: quello che maggiormente le diversifica rispetto ad altre scelte è l’estetica. Il granito (lo indica il nome stesso) è costituito da grani ed ha un effetto puntinato, mentre marmi e quarziti hanno bellissime venature in ogni sfumatura di colore, che ne rendono l’aspetto molto ricco, prezioso ed elegante. Il dettaglio meraviglioso di queste pietre è che colori e sfumature sono qualità intrinseche del blocco, quindi, nel caso di un top cucina per esempio, vedo la vena che piega e prosegue per i due/tre centimetri dello spessore.
Le parole che immediatamente colleghiamo al marmo nell’arredo di interni sono: eleganza, raffinatezza, lusso.
La parola che più usiamo pensando al granito è: durezza (resistenza).
La quarzite è meno conosciuta, consideratela un granito più duro ma con le venature del marmo (dovute all’origine metamorfica di entrambe).
Limitandoci a marmo e granito, è dunque intuitivo comprendere il valore estetico e meccanico delle due diverse pietre: il marmo è meno resistente del granito (soprattutto alla corrosione da acidi), ma più bello. Questo vuole dire che non è il caso di lasciare il limone appoggiato sopra, o la coca cola versata accidentalmente, per tutta la notte: tantomeno dovete pensare, però, che il piano vi si sciolga fumando se non asciugate immediatamente!
Basterà passare lo straccetto con acqua calda (non serve nemmeno il detergente, se usate quelli in microfibra) e pulire prima possibile.
Come dicevo prima, pur sempre di pietra dura parliamo: le statue di secoli fa sono arrivate intatte fino a noi (pensate ai capolavori rivelati da Michelangelo dai blocchi di Carrara), gli edifici rivestiti in pietra naturale (il Duomo a Milano è in marmo di Candoglia, l’altare della Patria a Roma in marmo Botticino – così come la Casa Bianca a Washington, pensate alla facciata di San Miniato in Serpentino verde, solo per citare alcuni esempi), sorgono tuttora gloriosi seppur esposti alle intemperie da secoli. Questo per dire che marmi e graniti (e quarzite) non sono delicati in termini di durezza! Possono macchiarsi con l’utilizzo perché non sono a porosità zero, ma niente di tragico: con il tempo (e parlo di ANNI) semplicemente avrete un piano cucina vissuto, non rovinato.
Quindi se vi piace il marmo chiedetelo serenamente: l’unica malizia che userei in cucina, se proprio non vi rassegnate all’effetto “vissuto” del medio periodo, è quella di evitare il bianco (Lasa, Statuario, Calacatta) a favore di toni più scuri o di strutture maggiormente venate. Innanzitutto, non tutti i marmi sono adatti all’uso come piano cucina, ma questa prima selezione viene fatta a monte dal venditore (che vuole vendere, ma più di tutto vuole evitare problemi e contestazioni dopo l’installazione!). Verificata l’adeguatezza del tipo di pietra all’uso che se ne vuole fare, opterei per i colori grigi, beige e tortora – meno sporchevoli del bianco – oppure per pietre particolarmente variegate, sulle quali è difficile individuare eventuali macchie aggiuntesi con l’utilizzo.


























I graniti, dicevamo, hanno una resistenza ancora maggiore del marmo (sono pietre più dure), tuttavia sono meno eleganti e pregiati: vengono usati correntemente per soglie, davanzali e scelte di primo prezzo (a capitolato). Esistono comunque graniti molto belli, tra l’altro sono una valida alternativa se non siete sicuri che l’aspetto molto variegato del marmo vi piaccia: se temete che l’effetto decorativo della vena risulti troppo forte alla lunga, potete scegliere un granito dalla grana fine che risulta di colore uniforme.
Un esempio su tutti: il nero Zimbabwe. Total black. Non metto nemmeno la foto.
Tuttavia il bello delle pietre naturali sono proprio le imperfezioni e le irregolarità: il cristallo più grosso, la pagliuzza dorata, l’occhietto blu cangiante, la piccola vena a contrasto.

Se state cercando un piano cucina dal colore uniforme, ma non siete disposti ad accettare possibili imperfezioni tipiche del materiale naturale, vi indirizzerei su un quarzo sintetico (che oltre ad essere monocromatico a grana più o meno fine – a vostra scelta – ha una resistenza persino maggiore del granito, in quanto legato da resine).
E le quarziti? Queste pietre sono graniti ma di origine metamorfica come il marmo, quindi dall’aspetto venato ed elegante ma con durezza addirittura superiore al granito: va da se che siano una valida scelta per il piano cucina.






































Parlando di pietre naturali vanno citate anche la pietre vere e proprie: Cardoso, pietra Serena, pietra Piacentina, pietra Lombarda, porfido – per nominare quelle più utilizzate nell’ambiente cucina. Sono più porose rispetto a marmo granito e quarzite, quindi si macchiano più facilmente.
Ultime considerazioni riguardo alla finitura superficiale della lastra di pietra naturale; la superficie del materiale può essere trattata in diversi modi:
– lucidata: sui colori scuri fa un po’ effetto lapide. Il vantaggio è che la pietra risulta più protetta (essendo perfettamente liscia tende meno ad assorbire oli e liquidi) e le venature risaltano in tutto il loro splendore.
– levigata (opaca): finitura che va per la maggiore, l’aspetto è più sofisticato, la pietra viene comunque protetta da una cera naturale che ne limita l’assorbimento.
– spazzolata: con questa lavorazione si spazzola la superficie della pietra asportando le parti più tenere, quindi rimangono in superficie le venature e la marezzatura tipica del marmo: al tatto sento una leggera ragnatela. Questa finitura è meravigliosa, il marmo si esprime al massimo, tuttavia la consiglio per rivestimenti o complementi (tavolini, madie, comodini…), meno per il piano cucina dove la facilità di pulizia è un requisito fondamentale da risolvere con una passata di straccio, quindi più facile da farsi su un piano liscio e uniforme che su uno spazzolato.
– fiammato/spazzolato: realizzata su graniti e porfidi, la lastra viene lavorata lasciando una superficie leggermente bocciardata ma comunque molto compatta (a seconda del livello di spazzolatura applicato in seguito alla fiammatura); semplice da manutenere, adatto per piani cucina in granito o pietra dove preferisco un aspetto più rustico.
Non mi sono soffermata sull’origine di formazione dei materiali naturali nè sulle componenti chimiche, perché sono approfondimenti (interessanti) facilmente reperibili in rete, se volete.
Mi interessava darvi una panoramica dei materiali naturali all’interno del design cucina, con l’intento specifico di sfatare il mito “eh ma il marmo è delicato”: come tutte le cose, la risposta è sempre dipende. Dipende da voi, da come usate la cucina, dall’attenzione che riservate alle vostre cose nell’utilizzo, dal tempo che avete a disposizione per cucinare prima e pulire poi. Avere un piano cucina in marmo non significa vivere nell’ansia di macchiarlo o romperlo, ma se siete abituati a lasciare la bustina del the usata appoggiata lì sopra per tutta la notte, o a cucinare schizzando ovunque per poi lasciare la pulizia alla domestica il giorno seguente, vi consiglierei determinati colori o direttamente altri materiali.
In questi ultimi anni stanno ritornando “di moda” le pietre naturali in cucina, coerentemente con la ricerca di un aspetto caldo, materico, ma anche ricco e raffinato.
Praticità ed ergonomia non sono messe in discussione, anzi in abbinamento con elettrodomestici dalle nuove funzionalità ed accessori interni personalizzati si crea un contrasto fra tradizionale e tecnologico estremamente interessante a mio parere.
Una cucina chirurgica in acciaio inox o completamente bianca in Corian hanno delle argomentazioni, personalmente però considero il contrasto tra materiali un concetto molto più interessante, oltre che di utilizzo più pratico.